Nel
corso della sua carriera pittorica e scultorea, Spatari è stato
autore di numerose opere all'interno di luoghi di culto calabresi, tra i
quali le vetrate, gli affreschi e il mosaico sull’altare della Chiesa
del monastero di San Domenico a Reggio Calabria. Durante gli anni cinquanta e sessanta la sua passione per l'arte e l'architettura lo porta a viaggiare in Europa. Nel 1958 viene invitato alla Biennale di Venezia, dove riceve riconoscimenti internazionali da Svizzera, Israele, Jugoslavia, Germania, Unione Sovietica e Stati Uniti. Alla fine degli anni cinquanta, Spatari si stabilisce a Losanna, dove crea il "prismatismo" e dove viene connotato dalla critica come un artista rifondamente ed innovatore, ribelle ad ogni scuola. Qui incontra una giovane collezionista russa che lo invita a Parigi dove i due si sposeranno stabilendovisi per qualche tempo. A Parigi l'artista entra in contatto con il mondo artistico e culturale, e dove il suo lavoro pittorico è molto apprezzato. Qui frequenta per circa due anni lo studio di Le Corbusier, il cui apprendistato e molto congeniale alla sua inclinazione verso il primitivismo, e dove ha inoltre modo di conoscere anche Jean Cocteau, il quale ad una mostra personale di Spatari, prende un'opera dalla parete e la porta via lasciandovi un biglietto di ringraziamento firmato: inizio di un'amicizia e il consolidamento del successo dell'artista calabrese. L'artista incontra Picasso e Max Ernst, e aderisce al gruppo di artisti gravitanti intorno alla Galleria Cigaps (Centre International de Groupement d'Artistes Peintres, Sculpteurs). Tornato in Italia nel 1966, si stabilisce per un periodo a Milano dove, insieme a Hiske Maas, apre e gestisce la galleria d'arte Studio Hiske, in via Solferino nel cuore di Brera che rimarrà attiva fino al 1978. Alla ricerca di nuove esperienze, nel 1970 Spatari decide di tornare in Calabria insieme ad Hiske Maas, con l'intento di lavorare ad un suo progetto: la realizzazione di un museo-laboratorio d'arte contemporanea.
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